Sono sotto gli occhi di tutti, al punto che non le notiamo praticamente più: le antenne sui tetti delle città infittiscono la trama dei panorami urbani, godendo di una posizione architettonica di grande privilegio. Eppure, dal punto di vista visivo, sono vera e propria ferraglia; peggiorano l’aspetto di quasi qualunque edificio sovrastino, creando un guazzabuglio di linee disordinate. Sarebbe bello smantellarle, in modo da ripulire visivamente l’aspetto delle città.
In realtà, non sono l’unico orpello che deturpa le architetture. A questa categoria appartengono anche i corpi esterni degli impianti di climatizzazione, i quali hanno anche alcuni demeriti extra, tra cui il fatto di essere ingombranti e visibili dalle strade (in quanto installati sulle facciate, oltre che sui tetti).
All’interno di queste considerazioni vanno inclusi anche innumerevoli grovigli di cavi, canalette, tubicini, e fili metallici. Sono tutti oggetti che solitamente non ricevono né amore né odio; perdoniamo loro l’ingombro e diamo per scontata la loro presenza, accettando che stiano al loro posto in cambio della possibilità di far funzionare i tutti nostri apparecchi.
Il più delle volte accettiamo che siano costruiti in materiali utilitaristici, che li rendono più economici e in linea con la loro funzione strettamente tecnica. Tante volte non ci turba che una bellissima facciata di mattoni sia segnata da brutti cavi di gomma; non ci preoccupa che un intonaco appena riverniciato sia intervallato dalla presenza dell’unità esterna di un condizionatore; o che un bel tetto di coppi sia troneggiato da disordinate antenne metalliche. Investiamo molto in finiture e materiali, ma poi allentiamo quasi completamente l’impegno quando è ora di aggiungere queste infrastrutture tecnologiche.
Sarebbe bello che i produttori di questi oggetti proponessero maggiormente alternative più rifinite. Sono convinto che in molti casi verrebbero preferite dalle persone, persino a costo di qualche aumento di prezzo. Immagino unità dei condizionatori colorate in tinta con gli edifici; scatole delle sirene d’allarme in rame o bronzo; cavi elettrici ricoperti di tessuti graziosi e resistenti. Per quanto riguarda le antenne, invece, nessuna pietà: vorrei che venissero progressivamente smontate, man mano che la fibra ottica ed altre tecnologie sostituiscono la loro necessità.
Se questa opinione fosse più condivisa, molti scorci urbani sarebbero più belli. Nei posti belli le persone stanno meglio e si prendono maggiormente cura dei beni condivisi. La domanda che ognuno di noi può porsi oggi è: c’è qualche orpello che abbiamo la facoltà di rimuovere?