Per parlare della vita, è comune ricorrere ad una serie di metafore o allegorie che ci aiutano ad esplicitare la nostra visione ed i nostri valori. In molte di queste analogie, la vita viene paragonata ad un percorso di qualche tipo, come un viaggio, un binario, una strada. Gli aspetti comuni tra questi concetti sono la presenza di tappe, la necessità di sforzo per avanzare, l’esistenza di un itinerario da seguire.
Certamente c’è una logica in queste analogie e, forse, in alcuni casi possono dimostrarsi calzanti. Eppure, può rivelarsi sorprendentemente pericoloso basarsi troppo su di esse per interpretare le cose, come mi ha fatto notare in vacanza un’amica, che mi ha proposto un’analogia più convincente: quella della scatola. Il modello della scatola è meno intuitivo e meno popolare, ma effettivamente è uno strumento molto più ricco ed efficace per compiere scelte e per interpretare gli eventi che ci coinvolgono — quantomeno secondo i valori della mia amica, che mi hanno convinto.
L’idea è questa: la vita è una scatola che ci viene data in dotazione ogni giorno. Possiamo decidere di riempirla con ciò che vogliamo, con l’intento di assemblare un corredo di oggetti quanto più assortito possibile, secondo le nostre preferenze. La scatola non ha uno scopo ben definito, se non quello di essere contemplata, come se fosse un giardino zen su un tavolino in salotto.
In questa analogia, i diversi oggetti rappresentano gli aspetti della nostra vita. Un grosso quaderno ad anelli può rappresentare lo studio, un laptop il lavoro, un frisbee il nostro gruppo di amici, un ukulele una relazione sentimentale, eccetera. Lo spazio è limitato, come lo sono le ore del giorno o i giorni del mese, per cui è necessario fare scelte e rinunce rispetto al contenuto della scatola. Ad esempio, un raccoglitore ad anelli più piccolo potrebbe lasciare spazio anche ad un bel bicchiere da aperitivo.
Le scatole di alcune persone possono essere molto piene, fitte ed variegate. Alcune altre possono essere caotiche, oppure assemblate senza tanta consapevolezza. Altre ancora possono essere quasi monotematiche — se vogliamo diventare campioni del mondo di scacchi probabilmente non avremo molto spazio per tante altre attività. Infine, le scatole di certe persone saranno quasi vuote, per via di indoli solitarie o per difficoltà nel liberarsi dalla solitudine.
Il contenuto può cambiare tante volte nel corso della vita. In alcuni casi scegliamo di inserire alcuni oggetti nella scatola e riusciamo a farlo senza grandi difficoltà. Altre volte possiamo sforzarci di includere qualcosa, ma avere problemi a trovarlo, oppure a farvi spazio. In altri casi ancora, possono venirci assegnati alcuni oggetti contro il nostro volere — una malattia, dei problemi economici, un incidente. In questi casi, possiamo provare a ridurre il loro ingombro o, almeno, cercare di sfruttare al meglio lo spazio rimanente, ma non possiamo sempre liberarcene.
Le nostre preferenze possono cambiare, per cui un giorno possiamo scegliere di estrarre qualche oggetto per fare spazio, magari per sostituirlo con qualcos’altro. Non sono da sottovalutare neanche gli spazi vuoti, che danno margine di manovra, alleggeriscono il peso e lasciano spazio a novità sorprendenti. Alcuni oggetti fuori dalla scatola potranno ritornarvi facilmente, quasi senza preavviso; altri, una volta estratti, non saranno mai più disponibili.
La scatola, a differenza del treno, non sta andando da nessuna parte. Il punto è proprio questo: è già presente qui davanti a noi e non prevede tappe, itinerari, calendari. Non esiste nessuna destinazione, nessun obiettivo e nessun premio: il premio è la scatola stessa. Ciò che possiamo fare è prendercene cura, cercando di ottenere il mix che meglio crediamo faccia il nostro bene.
Secondo la mia amica, è brutto pensare alla vita come ad un treno. Innanzitutto non stiamo andando da nessuna parte, a meno che non ci riferiamo alla morte, che non è sempre un capolinea molto incoraggiante. In secondo luogo, ogni viaggio in treno prevede un’enorme percentuale di tempo speso in marcia, mentre solo pochi minuti in ogni fermata.
È un peccato pensare di dover sopportare le ore nel “non-luogo” del vagone per aver in cambio solo qualche minuto di tempo nelle diverse fermate. Ma anche immaginando tappe più lunghe, cosa ci insegna questa analogia? Forse che la settimana lavorativa va sopportata, perché magari si fa tappa nel weekend? Oppure che un qualche impiego poco stimolante va tollerato, solo perché forse verremo promossi?
Non ideale. Questi sono gli insegnamenti della “cultura del sacrificio”, della gavetta, della ricompensa, della redenzione. Questo approccio può avere un fondo di verità, ma è davvero facile prenderlo troppo sul serio, dimenticandoci del presente ed investendo tutto su un futuro incerto.
Nell’analogia del treno, il fatto che esistano dei binari merita una riflessione aggiuntiva. Il binario è stato tracciato da altre persone, mentre la vita non segue quasi mai un solco predefinito così chiaro e netto. Probabilmente non è neanche una strada, nemmeno considerando l’esistenza di bivi e incroci.
Se proprio vogliamo ricorrere ad un’analogia basata su uno spostamento, un viaggio in barca funziona meglio, perché è più facile immaginare un equilibrio tra la bellezza della traversata ed il benessere negli approdi. In alternativa, anche un’escursione senza meta nel bosco è un buon parallelo — camminare, fare pause e campeggiare sono tutte buone maniere per condurre l’escursione.
Ma anche includendo queste considerazioni, in generale mi sono convinto che è meglio non soffermarsi troppo in analogie che ci inducono a chiedere “dove sarò domani?”, “dove sarò tra un anno?”. La scatola, molto più di queste, ci invita a considerare ogni giorno come una nuova opportunità di cercare gioia, passione e soddisfazione, senza preoccuparci di raggiungere una destinazione o di seguire un percorso prestabilito. Molto più simpatiche sono le domande “Qual è la situazione della mia scatola oggi?”, “Come posso rendere più bello il corredo di cose al suo interno?”, “Come posso essere una presenza migliore all’interno della scatola delle persone che ho vicino?”.